| | | Autori
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| William Styron
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| | | Titolo
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| La Scelta di Sophie
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| | | Casa Editrice
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| Club degli Editori su licenza Arnoldo Mondadori
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| | | Anno di Pubblicazione
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| 1980
| | | | | | | | Pagine
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| 620
| | | | | | | | Lingua | | Italiano | | | | | | | | Copertina
| | Rigida con sovracopertina
| | | | | | | | | | | Condizioni Usato, in ottime condizioni. Integro privo di scritte, segni, pieghe o lacerazioni. Sovracopertina in buone condizioni. | | Trama Stati Uniti, 1947. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, un giovane della Virginia aspirante scrittore di nome Stingo ha lasciato l'uniforme dei Marines e la fattoria paterna per cercare fortuna a New York. Arrivato in città, trova sistemazione a Brooklyn in una casa bizzarra, dipinta di rosa, la cui proprietaria, Yetta, affitta anche a lui una camera.
La sua tranquilla e operosa vita di scrittore è turbata dai rapporti spesso tempestosi di altri due tra gli inquilini della casa: una coppia composta da Sophie Zawistowska, una donna polacca, immigrata dopo aver subito la terribile esperienza del campo di concentramento di Auschwitz, e Nathan Landau, un intellettuale ebreo, brillante, raffinato, ma con oscillazioni d'umore sconcertanti, ossessionato dall'olocausto e dalla conseguente morte di sei milioni di ebrei.
Fra i tre nasce un'amicizia profonda e Stingo è coinvolto, e anche plagiato, da ricordi, emozioni, fobie di un mondo che non conosce mentre cresce in lui un legame amoroso che lo vincola a Sophie, anche perché, aumentando la confidenza, la donna fa a lui la confessione di tutta la sua vita, fino ad allora segreta.
Affiora così una triste e drammatica realtà: il padre, professore all'università di Cracovia, esaltato dalla figlia come uomo buono e giusto, era invece un simpatizzante dei nazisti e un sostenitore dello sterminio degli ebrei, e anche lei si sente colpevole di collaborazionismo, avendo aiutato il padre a scrivere e pubblicare i suoi libelli antisemiti. Analogamente al padre e al marito, anche lei è stata deportata ad Auschwitz, insieme ai due figli, un maschio e una femmina. All'arrivo al campo di concentramento fu costretta da un tormentato ufficiale a scegliere tra i suoi due figli, decidendo di abbandonare la bimba alla morte; inoltre, pur di salvarsi e salvare il figlio Jan, ha nuovamente collaborato, questa volta come segretaria del comandante del campo, Rudolf Höß.
È una lunga confessione, che avviene a tratti con impressionanti flashback, mentre il rapporto a tre continua, a volte tranquillo a volte tempestoso, secondo il variare degli umori di Nathan che, come viene rivelato dal fratello medico a Stingo, è affetto da schizofrenia paranoide e, per di più, è tossicodipendente da cocaina e assorbito da un vortice di annientamento («Non lo capisci, Sophie, stiamo morendo», aveva già precedentemente confidato all'amante).
La vicenda sembra risolversi positivamente quando, dopo l'ultima violenta scenata di Nathan, furioso e armato, Sophie e Stingo partono per la Virginia. In viaggio il giovane propone alla donna di sposarlo; Sophie dapprima si concede a Stingo, ma poi lo abbandona, ritornando da Nathan, con cui si suicida.
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